lunedì 27 giugno 2011

Assicurazioni sulla felicità...capitolo 1

Ed ecco il primo capitolo della mia storia...

1. Si comincia!

Guardo per l'ennesima volta i fili di luce che, attraverso le veneziane socchiuse, illuminano le decorazioni del lampadario sopra di me. Creano un effetto splendido
Okay.
In realtà la cosa non mi interessa affatto, ma devo pur pensare ad altro.
Oltretutto odio quel lampadario.
Giro la testa di scatto ed osservo la sveglia: è una di quelle argentate con le campanelle che quando trillano ti spaccano i timpani.
Segna le 6.25.
Oddio, devo riaddormentarmi. E' da un quarto d'ora che ho gli occhi spalancati.
Ma è più forte di me. Sono MOOOOOOLTO nervosa.
Così mi alzo dal letto, disattivo la sveglia e apro definitivamente le persiane della finestra.
Tutto intorno a me tace ancora.
Guardo di nuovo l'orologio.
6.28
Sono passati solo tre maledetti minuti!Che urto!
Girovago per la camera ancora un po', fino a che non mi accorgo dei movimenti al piano di sotto. Mi avvicino allo specchio bianco stile barocco e mi aggiusto i ricci castani.
Saluto con qualche smorfia la me riflessa e poi mi faccio più attenta. Ora distinguo bene i rumori provenienti dal pianterreno.
Passi. Cose che vengono spostate. Cose che cadono (cos'era quel rumore di vetri rotti?).Imprecazioni. Passi (spero che l'elefante di porcellana non si sia rotto, o qualcuno oggi verrà minacciato di morte). Frullatore.
Silenzio.
Passi più veloci verso un punto preciso.
Respiro profondamente e attendo.
Tre...Due...Uno...
Un clic, e una melodia familiare si diffonde per la casa.
Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e poi sorrido un po' meno tesa.
D'altra parte è una mattina come tante. Cioè non proprio...
Ma devo pensarla così. Apro velocemente la porta ed inizio a scendere le scale a ritmo.
Sulle note di "Don't stop 'til you get enough".

***

In cucina Gary sta girando freneticamente tra i mobili color panna della stanza.
- Che stai facendo?- gli chiedo appoggiandomi al nostro piccolo tavolo.
- Cerco il telefono. L'hai visto? - Intanto continua ad aprire cassetti e sportelli, con la voce di Michael Jackson in sottofondo.
- No.
Mi sposto verso il piano cottura e accendo il fornello con sopra il bricco pieno di latte.
- Trovato! - Vedo Gary con la mano sinistra ancora nel surgelatore, mentre con la destra regge il telefono coperto di ghiaccio.
Sono sconvolta da questa visione.
Gary posa l'apparecchio sul tavolo e si sposta verso di me, che sto armeggiando con una padella.
- Spostati. Faccio io - mi dice con il suo sorriso vivace - Dormito bene?
- Sì...per tre ore, ma bene - rispondo sbadigliando per la tredicesima volta da quando mi sono alzata.
- Lo immaginavo. Devi stare tranquilla. E' solo il primo giorno di liceo. Al massimo qualche Senior[1] ti farà lo sgambetto o un tuo professore ti insulterà. E potresti anche non fare conoscenza con nessuno. Ma a parte ciò andrà tuuuuuutto alla grande!
- Grazie Gary! Quanto ti voglio BENE! - gli faccio un sorrisino sarcastico.
- Ma dai! Lo sai che scherzo. Vedrai che...- si interrompe perchè alla sua voce se ne aggiunge un'altra più profonda e intensa.
- Buongiorno Gary. Buongiorno Myrna. Fate colazione?-
Papà. Il solito vecchio Jack.
- No, prepariamo la cena...- borbotta Gary dandogli le spalle. Gli do una gomitata, prendendo una delle fette di pane e Nutella che ha messo su un piatto.
Dio. Cosa darei per vivere solamente di questa crema alle nocciole!
- Ciao papà!- dico io sorridendogli debolmente prima di addentare il pane.
Lui mi sorride di rimando.
- Vuoi un pancake ai mirtilli?
- No, tesoro. C'è il mio succo centrifugato di mela?
Apro il frigo e porgo a papà un caraffa di plastica colma di un denso liquido giallastro.
- Grazie - fa un ampio sorriso e sparisce in veranda.
- Lo psicopatico colpisce ancora!- Gary finge di annunciare il titolo di un film.
Gli do una botta sul braccio -Piantala. E vedi di trattarlo meglio.
- Cosa?!- è furioso- Ma ti rendi conto che non si ricorda neanche che giorno è oggi?!-
- Sì, che se ne ricorda...Gli è solo passato di mente...
A volte è faticoso giustificare i comportamenti di papà quando Gary lo attacca in sua assenza.
Ma, d’altronde, mi rifaccio quando la vigliaccheria prende il sopravvento durante i loro scontri aperti. Fondamentalmente sono una codarda. Una fifona.
Mangio velocemente un pancake e passo i dieci minuti successivi camminando per i 6 metri quadrati del bagno, cercando di non pensare a niente.
Poi salgo in camera, apro l'armadio e scelgo qualche vestito: t-shirt a righe, felpa e jeans. Mi infilo le scarpe (sportive ma eleganti) e prendo lo zaino Eastpack blu, praticamente vuoto.
Ultima occhiata allo specchio e scendo in soggiorno.
Gary mi sta aspettando appoggiato allo stipite della porta.
- Possiamo andare? - mi chiede con il tono di una domanda retorica.
- Sarei tentata di dirti di no, ma ormai...- gli rispondo con un minuscolo sorriso che nasconde il mio nervosismo. Saluto con un  occhiolino la foto incorniciata, da dove la mamma mi osserva dolcemente, ed esco in giardino per prima.

***

Quest'anno per Gary arriverà il diploma. O almeno dovrebbe arrivare.
Il mio simpaticissimo fratellone spera di ottenere il massimo dei voti per poi riuscire ad entrare in una buona università. Pubblica naturalmente. I college privati non sono alla nostra portata.
Comunque io non ho dubbi riguardo al suo successo. A scuola è sempre stato un fenomeno. La mamma era molto orgogliosa di lui.
Per quanto riguarda Jack, lui non si è mai interessato alla nostra vita scolastica. Giudica inutile l'istruzione. Infatti cosa ci fai con una laurea in medicina? Salvare vite umane è così noiosamente inutile. Come si fa a sopportarlo?
E' quasi impossibile fare discorsi semiseri con Jack, il grande artista. Ha lasciato la scuola a 14 anni e da allora, che io sappia, ha sempre e solo suonato e dipinto dalla mattina alla sera. Praticamente non ha mai lavorato in vita sua. Non voglio neanche sapere come si sia mantenuto in passato, ma sta di fatto che ora vende un quadro su dieci.
Ci guadagniamo qualcosa, ma in realtà viviamo grazie alla mamma. Dopo essersi laureata in filosofia, aveva deciso di dedicarsi alla sua più grande passione ed era diventata una fotografa di fama mondiale. Fortunatamente per noi i suoi scatti vengono spesso utilizzati e quindi abbiamo un'entrata quasi sicura con i diritti d'autore.
- Ehi, Myrna. Dobbiamo girare qui.- Gary mi indica Anderson Boulevard. La imbocchiamo, diretti al civico 190.
Lì c'è una villetta colo crema, con un tetto verde ed un giardino curatissimo.
Lì ci sono un cane di nome Donnie e Gil, una gatta certosina.
Lì c'è un padre manager, sposato con una mamma medico.
Lì ci sono un ragazzo alto e snello con i capelli color nocciola e due gemelli dai visi cosparsi di lentiggini.
Lì, ci vivono i Duke.
Chris ci sta aspettando seduto sul dondolo in mezzo al giardino.
- Ciao!- grida appena ci vede. Sembra sollevato di potersi staccare di dosso i gemelli e Donnie.
- Ciao- ripete dando una pacca a Gary, che ricambia. Intanto i gemelli, con gli zaini in spalla, tentano di entrare in casa attraverso la gattaiola di Gil.
- Ma che cavolo fate! Mammaaaaaaa! - Chris grida in direzione della casa poi si rivolge a me.
- Pronta?- cerca di darmi un buffetto su una guancia, ma glielo impedisco bloccandogli la mano.
Ridiamo tutti e tre.
- Joe!Jimmy!Rientrate immediatamente! - la voce di Carrie, squillante come sempre, ci fa sobbalzare. -Ciao, ciao! - ci dice spingendo i gemelli in casa, per poi richiudere la porta.
- Andiamo - Gary ricomincia a camminare e noi lo seguiamo. Ci mettiamo a chiacchierare. Più precisamente parlano solo Chris e Gary, che sono amici da sempre anche se mio fratello è di due anni più grande. Da piccoli giocavamo tutti insieme e passavamo in compagnia i Natali e le domeniche.
Gary è qualche centimetro più altro di Chris, che in compenso ha un fisico snello rispetto a mio fratello, decisamente più muscoloso. Tutto sommato si somigliano: entrambi hanno capelli castani e lisci, occhi verdi e carnagione chiara.
Probabilmente la gente pensa che i fratelli siano loro due ed io solamente una lontana cugina. Con la carnagione olivastra, gli occhi scurissimi e i capelli ricci sembro una della tribù degli Yakama del Montana. In pratica l'esatta copia di Jack, che infatti è anche mezzo Sioux.
Gary, l'esatta copia di mamma,con lontane origini nordeuropee.
- Grande giorno oggi, vero? - Chris si rivolge ad entrambi - M comincia il primo anno- strizzatina d'occhio nella mia direzione - te l'ultimo, i gemelli vanno in prima elementare ed io...- fa una pausa sorridendo - non conto granché.
- Come sempre - dico senza alzare lo sguardo da terra.
Un attimo dopo mi becco una botta sul braccio. Sorrido a Chris che ricambia.
- Io non sarei così spiritosa, signorina - sorride ancora, poi all'improvviso i suoi occhi si velano pensierosi.
- Scusate. Io...- dice mesto.
- Non ti preoccupare - Gary guarda altrove.
- Non ci ho proprio pensato. Cioè...Oggi sono quattro anni, giusto? - Chris sembra rivolgersi alla sua memoria.
- Sì - rispondo osservando lo sguardo incolore di mio fratello.
Sono già passati quattro anni. Quarantotto mesi da quando la mamma se n'è andata. Millequattrocentosessanta giorni dall'incedente stradale sull'Intersate 15 direzione Boyse City.
Andava lì per vendere un quadro di papà ad un gallerista dell'Idaho.
Io avevo 10 anni, Gary 13. Credo che, nonostante sia stato un duro colpo per entrambi, lui abbia sofferto molto di più. Ha dovuto farsi carico di me, perchè papà, depresso per la perdita della "sua dolce Melanie" e già "incapace di prendersi le sue responsabilità" come dice sempre Gary, non era per niente in grado di badare a me. Così mio fratello ha dovuto rimboccarsi le maniche e stravolgere la sua vita.
Se prima era un normale adolescente che come tutti gli altri alla fine di gennaio seguiva il SuperBowl, che fantasticava sulla sua prima auto e che corteggiava le ragazze, ora di quell'allegria è rimasto un volto meno solare e più riflessivo. Insomma è diventato adulto troppo presto e ci ha rimesso parecchio.
- Ehi, Myrna! - la voce di Gary mi risuona nelle orecchie e mi accorgo di essere rimasta indietro di qualche metro rispetto a loro. Alzo lo sguardo e osservo la facciata della Capital High School: mattoncini di un rossiccio scuro occupano la struttura principale ed un piccolo colonnato incornicia le tre porte d'ingresso.
Deglutisco a fatica e poi mi avvicino a Gary e Chris.
- Pronta? - Certo che Gary è proprio ripetitivo! Dopo la milionesima volta che me lo chiede, ora non gli rispondo nemmeno.
- Stai per entrare nel posto più pericoloso della città. Un covo di criminali senza scrupoli che...- Chris tenta di imitare malamente il narratore di un film poliziesco.
- Falla finita, Chris! - lo interrompo prima che vada avanti.
In silenzio ci avviciniamo al porticato. Superiamo gruppetti di studenti che chiacchierano, alcune cheerleader e un paio di ragazzi che indossano delle felpe con lo stemma della scuola (un orso che tra le zampe tiene le iniziali della Capital).
Ormai siamo arrivati alla porta d'entrata. Provo invano ad inghiottire il mio nervosismo.
Chris sta aprendo uno dei tre portoni di vetro.
- Sapete ragazzi, forse sarebbe meglio che per oggi me ne stia a casa...- dico tentando di tornare indietro, nella mia bella camera. Al sicuro.
Ma Gary mi ha già preso per un braccio e in un attimo mi getta dentro l'inferno del mio nuovo liceo.





[1] E’ il termine usato negli Stati Uniti per descrivere uno studente dell'ultimo anno

...

Lo scrittore britannico Cyril Connolly sosteneva che la mia età è un periodo di opportunità perdute. Forse aveva ragione.
In questo mondo che scorre veloce cerchiamo continuamente di fermarci per riflettere su quale scelta fare e inevitabilmente lasciamo volare via le buone occasioni che ci capitano.
Ma io sono un’ottimista e anche una un po’ impulsiva e perciò un’occasione ogni tanto ho proprio intenzione di acchiapparla. Perché mi affido anche ad una delle massime del mitico Sun Tzu:

una volta colte, le opportunità si moltiplicano

E’ per questo che post dopo post su questo diario pubblicherò i capitoli della mia opera prima, un “romanzo” molto semplice, ma sicuramente per me molto speciale…